Piú ci si sprofonda nella materia, più i fattori di divisione e di opposizione si accentuano e si estendono. Per contro, più ci si innalza verso la spiritualità pura, più ci si avvicina all'unità, la quale può realizzarsi pienamente solo mediante la coscienza dei principi universali. (René Guénon, La crisi del mondo moderno, p. 61)

– La complessità è, secondo Guénon, una conseguenza della supremazia dell'azione sulla contemplazione. Tale supremazia ha la sua massima espressione nel mondo occidentale (anti-tradizionale), ovvero la cultura che volge al suo tramonto o, come dicono gli orientali, al kali-yuga. – Due tendenze dunque, secondo quanto appena detto, si verificherebbero nel mondo moderno: da una parte l'azione porta ad un vissuto istantaneo e, dunque, al mutamento continuo, alla disgregazione, alla molteplicità ed, infine, alla complessità. Dall'altra la contemplazione (o conoscenza) eleva il vissuto ad un tempo eterno (inteso come “senza tempo”), e quindi alla sintesi, all'unità e alla “coscienza dei principi universali”. – Se è chiaro a ciascuno cosa si intenda per “azione” (essa rimanda subito agli affari quotidiani, alle occupazioni lavorative, ai passatempi etc.), meno immediato è immaginare che cosa sia la contemplazione (o conoscenza) che si intende in queste parole. La via non può essere, infatti, un semplice prodotto culturale, ma ciò che accomuna pratiche di contemplazione tradizionali (orientali e occidentali si intende). In esse dev'essere rinvenibile un quid che non sia di nuovo un “fare”, ma che permetta, aldilà del semplice senso comune, di percorrere effettivamente una via di unità ed eternità.

@rigoni@mastodon.galileivr.org